Proteggere l’ambiente oggi. Approcci regionali a confronto, di Francesco Calisi


Abstract: A mini-cycle of events offered food for thought on the optimal tools and working methodologies for administrations engaged in environmental protection. The two meetings were organized under the PON Project “Governance e Capacità Istituzionale 2014-2020” by Formez PA and the OECD. The first training-informative session allowed representatives from various Italian regions to present their experiences in adopting risk categorisation tools to improve the effectiveness of environmental inspection controls, with particular reference to the Single Environmental Authorisations. In the second webinar, the activities' focus was on digitalising environmental processes to rationalise and simplify inspection controls on companies. Specifically, the panellists shared regional experiences on environmental protection practices through databases, management tools, data science and interoperability. Both appointments emphasised how institutional collaboration is fundamental for finding effective and common solutions to the challenges of the current pandemic, climate and energy crisis. It is no coincidence that the maturity of several Italian regions has been consolidated by exchanging experiences and good practices.


Controlli ambientali informati al rischio

Webinar, 18 Novembre 2022

Con il progetto Rating Audit Control 2 (RAC), presentato da Franco Amigoni e Gordana Ristic, l’OCSE promuove presso diverse amministrazioni italiane l’adozione di migliori pratiche per informare al rischio i controlli sulle imprese. La razionalizzazione e “targhettizzazione” dei controlli che ne consegue comporta, tra le altre cose, una valorizzazione delle risorse pubbliche e la riduzione degli oneri amministrativi a carico delle imprese, riducendo duplicazioni e sovrapposizioni.

Le amministrazioni italiane affrontano diverse sfide nello svolgimento dei controlli sulle imprese soggette ad Autorizzazione Unica Ambientale (AUA), come la scarsità di metodologie e informazioni per la classificazione del rischio, la limitata collaborazione tra le autorità competenti, l’insufficienza delle risorse allocate rispetto a quelle destinate ai controlli sulle Autorizzazioni Integrate Ambientali (AIA), la ricerca della maggiore uniformità di approccio dei diversi ispettori nel valutare situazioni analoghe sul campo.

Per il Friuli Venezia Giulia, Paolo Plossi ha presentato l’attività di reingegnerizzazione che la sua regione sta compiendo in materia di controlli ambientali. Ad esempio, apposite linee-guida sui controlli nelle AUA costituiscono lo strumento di pesatura delle non conformità in fase ispettiva e di supporto alla raccolta di informazioni utili alle pianificazioni successive. Risulta poi di particolare importanza alimentare un rapporto collaborativo tra amministrazione e imprese, a cui dovrebbe contribuire la costituzione di un forum apposito per supportare la comunicazione con gli stakeholders.

Cristina Marconi ha presentato il percorso che l’Agenzia Prevenzione Ambiente Energia (ARPAE) dell’Emilia Romagna sta compiendo, con il supporto dell’OCSE, per sviluppare un modello di classificazione di rischio delle imprese in regime di AUA. Questa metodologia prevede una misurazione del rischio aziendale, oltre ad altri elementi di ponderazione e di vulnerabilità del territorio. Per definire i criteri di impatto potenziale, l’amministrazione ha dovuto lavorare al censimento e alla categorizzazione delle attività sottoposte ad AUA, per poi definire l’attribuzione di un punteggio per diverse tipologie di attività individuate. Il prossimo step progettuale sarà quello di applicare i criteri di valutazione del rischio elaborati su un campione di aziende AUA per verificarne l’efficacia.

Antonello Barratta ha illustrato le risposte che la Campania ha provato a darsi a fronte di difficoltà interpretative del d.P.R. 59/2013, in materia di controlli AUA, attraverso un’apposita guida operativa e i suoi successivi aggiornamenti.

Maria Teresa Filazzola ha poi presentato il lavoro svolto dall’Agenzia Regionale per la Protezione Ambientale in Campania (ARPAC) nella costruzione di metodologie di categorizzazione del rischio per le imprese sottoposte ad AUA, partendo dal comune di Marcianise. Il percorso svolto ha portato alla realizzazione di due strumenti di analisi del rischio, uno definito ‘semplificato’ ed uno basato sul preesistente Sistema di Supporto alla Programmazione dei Controlli (SSPC). L’ARPAC Campania ha inoltre avviato un processo di adattamento delle checklists adottate dall’Emilia Romagna alle realtà sotto il loro controllo.

Dalle esperienze descritte emerge il lento affermarsi di un nuovo rapporto tra pubbliche amministrazioni e imprese, in cui le prime svolgono – oltre a quello meramente sanzionatorio – un ruolo di accompagnamento dei gestori verso la conformità. Allo stesso tempo, si rafforzano le relazioni tra soggetti pubblici, tra le stesse Regioni e tra quest’ultime e l’OCSE.


Digitalizzazione dei procedimenti ambientali

Webinar, 2 Dicembre 2022

Il secondo appuntamento, introdotto da Franco Amigoni, sui controlli ambientali è stato dedicato alle tecnologie che sostengono e facilitano le Regioni del progetto RAC 2, e non solo.

Sergio Padovani dell’Agenzia Regionale per la Protezione dell’Ambiente della Lombardia, ha descritto il funzionamento dell’Applicativo Integrato Di Autocontrollo (AIDA) per la programmazione dei controlli AIA orientati al rischio, nei casi in cui la normativa non stabilisca già la loro organizzazione. Questa programmazione è arricchita dai dati provenienti dagli autocontrolli: i gestori AIA sono infatti chiamati annualmente a riportare nel sistema AIDA una serie di indicazioni previste dal proprio piano di monitoraggio e controllo. La valorizzazione di questo patrimonio analitico, assieme alle informazioni derivanti dai controlli stessi, consente alla Regione di fissare dei parametri ambientali per monitorare eventuali “scostamenti”, ad esempio riguardo all’inquinamento idrico.

Gabriele Rampanelli ha illustrato la soluzione tecnologica adoperata dall’Agenzia per la Protezione dell’Ambiente (APPA) di Trento per rintracciare le imprese che dovrebbero essere soggetti a controlli AUA, ma che sono sconosciute all’amministrazione, in quanto mai autorizzate. Per individuare le imprese sconosciute, l’APPA trentina in collaborazione con l’OCSE, ha pensato di estrarre dal proprio sistema di gestione il numero di Partita Iva di tutte le imprese autorizzate. Allo stesso tempo, ha sviluppato uno strumento di filtro costituito da più algoritmi in grado di riconoscere sul web tutte le imprese potenzialmente obbligate a richiedere un’AUA nel territorio, identificando alcune parole chiave (es. segheria, carrozzeria) e il loro numero di Partita Iva. Incrociando i numeri Partita Iva individuati in rete, con quelli conosciuti, è stato possibile ottenere una lista di possibili stabilimenti non autorizzati. Le verifiche sul campo sembrano promettenti, circa la metà delle imprese emerse sembrano violare normative ambientali.

In un breve intervento, Tiziano Lattisi, consulente OCSE ed esperto IT, si è focalizzato sulla valorizzazione dei dati nelle attività di controllo. Infatti, un’agenzia può usare le informazioni a propria disposizione, come le caratteristiche e le condotte delle imprese, per pianificare in modo più efficace gli accertamenti. Anche i dati derivanti dalle analisi chimiche prodotte dalle aziende possono essere analizzati per monitorare eventuali errori, situazioni sospette o casi limite. Infine, accennando all’esperienza dell’APPA di Trento, è stato spiegato come un’amministrazione possa sfruttare internet per acquisire nuove fonti di informazioni.

In Campania è attivo dal 2007 un ecosistema software chiamato GISA, che supporta con vari strumenti le attività ispettive e preventive in materia di sanità veterinaria, sicurezza alimentare e prevenzione nei luoghi di lavoro. Il software è in riuso, dunque anche altre amministrazioni possono adoperarlo in contesti diversi. Questo è stato il caso dell’ARPAC Campania, come evidenziato da Bruno Citarella: la soluzione tecnologica arricchisce in modo integrato la conoscenza dell’amministrazione raccogliendo sia i dati ispettivi ­– prodotti dai verbali digitalizzati – che quelli derivanti dai campionamenti (LIMS, Laboratory Information Management System).

Il sistema GISA comprende anche uno strumento di autovalutazione per la sicurezza alimentare, descritto da Cinzia Matonti. Questo consente alle imprese di conoscere e correggere in modo tempestivo, eventuali criticità connesse alla loro attività e di sapere quale sia la classe di rischio attribuita dal sistema. L’autovalutazione tramite GISA consiste nel compilare una checklist analoga a quella usata dagli ispettori, alle cui domande è associato un punteggio. Oltre a favorire maggiore equità dei processi di controllo, questa soluzione consente di raccogliere ulteriori informazioni per programmare in modo più consapevole e razionalizzato le attività successive. Questa metodologia è stata selezionata e premiata come miglior pratica nella categoria enforcement (ex-equo con Regione Lombardia) nell’ambito del contest “Buone Pratiche Regolatorie e il Futuro della Better Regulation”, il cui evento di conclusione si è svolto presso l’università LUMSA il 14 Ottobre 2022.

Il Friuli Venezia Giulia ha improntato un sistema di gestione dei dati ambientali complessi tramite un grafo della conoscenza, presentato da Giannina Ceschin. Un grafo è una forma di rappresentazione della conoscenza, che consente alle amministrazioni di condividere e consultare le informazioni utili ai processi decisionali. Il grafo è associato ad una mappa del territorio, mostrando così tutti i dati relativi all’area geografica selezionata. Perché tale approccio venga ottimizzato, è necessario che tutte le amministrazioni adoperino un linguaggio semantico comune.

La Regione ha inoltre predisposto un simulatore teso a limitare il problema della disomogeneità delle valutazioni degli ispettori rispetto a situazioni analoghe, che non solo comporta una difformità negli esisti dei controlli sulle imprese, ma anche nella loro classificazione in base al rischio (relazione di Yanik Ceschia). In concreto, il simulatore consente agli ispettori di formarsi attivamente grazie ad un applicativo nel quale vengono proposti ipotetici casi di non conformità. Questo approccio adottato assieme ad altre buone pratiche, è valsa alla Regione Friuli Venezia Giulia una menzione di particolare rilevanza nel contest “Buone Pratiche Regolatorie e il Futuro della Better Regulation”.

I due incontri hanno consentito a diverse regioni virtuose di portare alla luce pratiche innovative e riproducibili, e a quelle “in ascolto” di riflettere sulle opportunità offerte dalle nuove tecnologie per la semplificazione. La delega al Governo in materia di semplificazione dei controlli sulle attività economiche, contenuta nell’art. 27 della legge annuale per il mercato e la concorrenza 2021, è in linea con le esperienze regionali.


Francesco Calisi
PhD Student at LUMSA University of Rome