Contratti pubblici e… innovazioni?

Abstract: During the conference “Public Contracts and Innovations” held on April 6th 2022 at Palazzo Spada, numerous problems that afflict public procurement have been addressed, while also providing many suggestions for simplification from a digital perspective. The audience of speakers testifies to the importance, both in the current phase and in the phase immediately following the entry into force of the new regulatory framework on public contracts scheduled by the end of the year, of the need for close collaboration between the judiciary, legal practitioners and academia. In fact, only through dialogue and cooperation between these parties can guidelines and common elements be identified to ensure the success of the decree to be adopted.


Per combattere il secolare bizantinismo che affligge la contrattualistica pubblica, la semplificazione della materia deve ripartire da norme facilmente intelligibili e ben coordinate che, oltre al gold plating, evitino ogni forma di “complicazione microprocedimentale” che appesantisce la singola fase di una procedura di gara. Inoltre, la razionalizzazione e il riordino della materia richiedono con urgenza la riduzione delle oltre 60.000 stazioni appaltanti operanti in Italia, le quali, adoperando spesso piattaforme elettroniche di negoziazione munite di interfacce diverse l’una dall’altra e non potendo beneficiare di una effettiva interoperabilità delle banche dati, hanno contribuito alla frammentaria digitalizzazione degli affidamenti pubblici.

Questi aspetti sono stati affrontati nell’ambito del convegno “Contratti pubblici e innovazioni” tenutosi il 6 aprile 2022 presso Palazzo Spada, Sala di Pompeo, durante il quale sono intervenuti il Presidente del Consiglio di Stato, Franco Frattini, e i professori Gabriella Maria Racca, Vincenzo Cerulli Irelli, Mario Pilade Chiti, Marcello Clarich, Roberto Cavallo Perin e Jean-Bernard Auby, nonché Marco Lipari (Presidente di Sezione del Consiglio di Stato), Elena Quadri (Consigliere di Stato) e Flavia Risso (Consigliere del T.A.R.).

La platea dei relatori testimonia l’importanza, sia nella fase attuale che in quella immediatamente successiva all’entrata in vigore del nuovo quadro normativo in materia di contratti pubblici prevista entro la fine dell’anno, della necessità di una stretta collaborazione tra magistrati, foro e accademia. Solo con il dialogo e la cooperazione di questi soggetti possono infatti essere individuate delle linee guida e degli elementi comuni che assicurino il successo del decreto che verrà adottato. Una riforma non si conclude con l’adozione della legge, ma, al contrario, inizia proprio quando essa entra in vigore ed inizia ad essere attuata. La stesura delle norme deve, pertanto, essere accompagnata dagli strumenti necessari per il funzionamento delle stesse. Affinché i contratti pubblici siano effettivamente lo strumento attraverso i quali attuare la ripresa e la resilienza del Paese, le corti, l’accademia e il foro devono, dunque, procedere congiuntamente verso un cambio di paradigma radicale.

È tempo di un e-procurement che vada oltre la mera dematerializzazione della documentazione e che si regga sulla interoperabilità delle banche dati, sull’utilizzo di documenti nativi digitali e, non da ultimo, sull’analisi dei dati e sul ricorso agli strumenti dell’intelligenza artificiale. L’attuale disegno di legge delega, approvato dal Senato della Repubblica il 9 marzo 2022 e trasmesso alla Camera dei Deputati, pare aprire proprio a queste innovazioni. Tuttavia, affinché la futura legge delega non segua le orme delle precedenti leggi che hanno condotto all’adozione del previgente d.lgs. n. 163/2006 e del d.lgs. n. 50/2016, tali innovazioni dovranno essere accompagnate dallo sviluppo di una piattaforma unica per la gestione dell’intero ciclo di vita di un appalto che “integri” le norme.



Rossana Amoroso
(r.amoroso@lumsa.it)

holds a PhD in administrative law from LUMSA University and works as a procurement officer in a social security institution.


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