Codice appalti: va in scena la consultazione farsa [Repost thegoodlobby.it]

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Aperta mercoledì (23 novembre, ndr), mai pubblicizzata, si chiude venerdì (25 novembre, ndr). Ma il ministero gioisce per i 30 contributi già ricevuti.

Il Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti (MIT) annuncia su Twitter il successo della “maxi-consultazione” sulla riforma del Codice degli appalti (“già oltre 30 proposte significative ricevute”) che è però stata aperta solo mercoledì 23 novembre e si chiuderà oggi, venerdì 25 novembre. Tre giorni soltanto per offrire il proprio parere informato su un tema cruciale come quello del codice appalti. Una consultazione che non risulta essere stata pubblicizzata e alla quale, evidentemente, hanno partecipato i già informati, i soggetti sollecitati dallo stesso MIT di cui però non esiste una lista pubblicata. Ma c’è di peggio: non è neppure chiaro come inviare il proprio contributo. Sul sito del Ministero, nella sezione “consultazioni pubbliche” non ne compare una dedicata al codice degli appalti. E questo, nonostante la registrazione nell’apposita area del sito ministeriale. 

In attesa di sapere chi siano i fortunati in grado, in poche ore, di predisporre una memoria scritta su un tema così complesso, ricordiamo che tra le misure previste dalla bozza di codice degli appalti c’è anche una stretta sul dibattito pubblico per le grandi opere, perfettibile ma importante strumento di valutazione dell’impatto di un’infrastruttura sul territorio a cui sono invitati a partecipare la cittadinanza e i portatori di interessi, locali e nazionali. Ecco perché noi, rappresentanti delle organizzazioni civiche, censuriamo una procedura condotta in modo non trasparente e con tempi contratti. Abbiamo saputo da un Tweet celebrativo del varo della consultazione, senza essere stati invitati a partecipare. E senza avere avuto alcune possibilità di contribuire, visti i tempi contratti e la procedura opaca. 

“E’ evidente che  i soggetti che rappresentano gli interessi più strutturati hanno ricevuto notizia della consultazione prima della sua apertura. E hanno così potuto offrire il loro contributo. Tutti gli altri ne resteranno però esclusi. Troviamo che sia scorretto millantare una procedura che sottolinea, ancora una volta, come per i decisori pubblici alcuni interessi siano più degni di altri”, commenta Federico Anghelé, direttore di The Good Lobby a nome della coalizione Lobbying4Change.  

Anche per questo Lobbying4Change, formata da 40 organizzazioni della società civile, si batte per la piena trasparenza e apertura dei processi decisionali. Affinché tutti i portatori di interessi, compresi quelli diffusi e in difesa del bene comune da noi rappresentati, abbiano la possibilità non solo di farsi ascoltare, ma anche di contribuire alle politiche pubbliche nazionali e locali. Le consultazioni pubbliche sono uno dei più utili strumenti per far emergere il punto di vista dei molteplici stakeholder, come dimostrano quelle europee che, a differenza di quelle improvvisate a cui stiamo assistendo in queste ore a Roma, hanno dei tempi lunghi e codificati per la partecipazione e prevedono una pubblicizzazione capillare. Questo perché l’obiettivo delle consultazioni pubbliche non è quello di permettere al politico di turno di potersene vantare online, ma semmai quello di ricevere contributi utili per legiferare meglio. Devono infatti poter fotografare i diversi interessi in campo e l’impatto che una politica pubblica potrebbe avere.

Basta con le farse, torniamo a chiedere con forza una legge sul lobbying che permetta a tutti i portatori di interessi di essere messi nelle condizioni di farsi ascoltare dalle istituzioni!